Toni Bevilacqua
La collezione di Sergio Sanvido - ora Museo Storico della Bicicletta di Cesiomaggiore - è intitolata al campione di ciclismo Antonio Bevilacqua detto Labròn per il caratteristico labbro sporgente. Toni nacque il 22 Ottobre del 1918 a Santa Maria di Sala(Ve); ciclista professionista dal 1940 al 1955, fu campione del mondo su pista e nell'inseguimento individuale nel 1950 e 1951. Bevilacqua, nel corso della sua carriera su strada, ottenne una trentina di vittorie; fra tutte la Parigi-Roubaix del 1951, oltre a undici tappe del Giro d'Italia, ininterrottamente dal 1946 al 1952. Vinse anche un Campionato italiano su strada nel 1950, giungendo terzo l'anno successivo, quando ottenne un bronzo mondiale dietro Kubler e Magni.
Si aggiudicò inoltre numerose classiche italiane, tra cui la Tre Valli Varesine, il Giro del Veneto e la Milano-Vignola. Insieme a Fiorenzo Magni vinse la corsa cronocoppie nel Trofeo Baracchi nel 1950,
mentre fu secondo l'anno precedente.
Nell'attività su pista ottenne circa quaranta successi nell'inseguimento; tra cui spiccano quattro titoli italiani e due maglie iridate oltre ad altri quattro piazzamenti sul podio mondiale (due volte secondo, 1947 e 1952, e due volte terzo, 1948 e 1953).
Toni Bevilacqua morì il 29 marzo del 1972, a soli 53 anni, in seguito ad un banale incidente; durante un allenamento di passaggio a Martellago cadde, battendo violentemente la testa sull’asfalto.
Sul luogo della tragedia una lapide commemora e ricorda il grandissimo campione.
Come afferma Claudio Gregori, autore della bellissima pubblicazione “ABiCi” dedicata a Sergio e alla sua collezione: “Il Museo di Cesiomaggiore nasce da un incontro di strada. Basta questo in Val Belluna per produrre la folgorazione, per trasformare un ragazzo in un artefice più alacre di Dedalo…Sergio Sanvido un giorno, mentre pedalava, incontrò Toni Bevilacqua, il campione del mondo dell’inseguimento, il vincitore della Roubaix. Era diretto verso Croce d’Aune. Si accodò, lieto di stare alla sua ruota”. Giunti a Pedavena, Sanvido lo salutò, ma Toni lo invitò a mangiare con lui. “Fu un incontro di cavalieri. Produsse la conversione. Sanvido restò folgorato come San Paolo sulla via di Damasco. Legò alla biciletta la sua vita. Fece fortuna. Per mezzo secolo ha collezionato bicilette. Ha creato il museo. In ricordo di quell’incontro di strada lo ha chiamato Museo Toni Bevilacqua”.